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Una volta corre il cane e una volta la lepre
OTTICA TEORICA
IL PRINCIPIO DI FERMAT
IL PRINCIPIO DI FERMAT Circa duemila anni fa Erone di Alessandria affermava che un raggio di luce che proviene da un punto S, si riflette su uno specchio ed arriva in un dato punto P, segue nello spazio il percorso più breve possibile (figura A). Questa affermazione, vera nel caso di riflessione in un mezzo omogeneo, non sarebbe vera per un raggio che parte da S, viene rifratto su una interfaccia e arriva al punto P sempre nel secondo mezzo (figura B). In questo caso il percorso più breve tra S e P è il segmento di retta SP, che non è certo il percorso seguito dalla luce. Nel 1657 Fermat generalizzò l'osservazione di Erone affermando che: un raggio di luce va da un punto ad un altro seguendo il percorso per il quale impiega il tempo minore. Benché generalmente vero, questo principio non è universalmente vero e deve essere in parte modificato.
Si supponga che un raggio per andare da S a P percorra i tratti in mezzi rispettivamente di indici . Il tempo impiegato per compiere l'intero percorso è:
Questa ultima sommatoria è detta lunghezza del cammino ottico o O.P.L. (Optical Path Length). Il principio di Fermat può quindi essere riformulato nel seguente modo: un raggio di luce segue il percorso che corrisponde alla più breve lunghezza del cammino ottico.
Per dare la formulazione più moderna e più generale del principio di Fermat, occorre richiamare la nozione di valore stazionario di una funzione. Si dice che la funzione f(x) ha in x= xo un valore stazionario, se la sua derivata df/dx è nulla per x=xo. Un valore stazionario può corrispondere ad un massimo, ad un minimo o ad un punto di flesso avente tangente orizzontale. In tutti i casi, f(x) in vicinanza di un valore stazionario f(xo) varia lentamente, per cui Si può ora esprimere così il principio di Fermat: un raggio di luce andando da un punto ad un altro segue, quali che siano i mezzi attraverso i quali passa, un percorso che corrisponde ad un valore stazionario della lunghezza del cammino ottico. Questa formulazione si applica anche ai mezzi disomogenei per i quali si ha
Il percorso effettivo è anche in questo caso quello per il quale la derivata di O.P.L. è nulla. In termini fisici, il principio di Fermat può essere interpretato come un'affermazione degli effetti della interferenza costruttiva. Ma su questo torneremo in seguito.
1 ) Spiegare come una formulazione alternativa del principio di Fermat sia: il percorso effettivamente seguito da un raggio di luce è quello la cui O.P.L. è quasi eguale (cioè eguale in prima approssimazione) alle lunghezze del cammino ottico dei percorsi possibili ad esso vicini. La validità della formulazione segue dal fatto che se Xo è un punto in cui f(x) è stazionaria,
per valori di x tali che . In questo caso la funzione è la O.P.L. Quindi il percorso effettivamente seguito dalla luce ha una O.P.L. stazionaria il cui valore è quasi eguale alle lunghezze di cammino ottico dei percorsi vicini. Un altro modo di affrontare lo stesso problema consiste nel rifarsi allo sviluppo in serie di Taylor della funzione f(x). Fatto in un intorno di Xo dove
la serie di Taylor dà
come ci si aspettava. L'espressione "in prima approssimazione" sta ad indicare il fatto che la derivata seconda non è necessariamente nulla. Se si dovesse analizzare un percorso possibile ma non effettivo (cioè non percorso effettivamente dalla luce), si troverebbe che i percorsi ad esso adiacenti hanno valori di O.P.L. fortemente diversi.
2) Usare il principio di Fermat (nella sua formulazione matematica) per dedurre la legge della riflessione
Come indicato nella soprastante figura (A), un raggio parte da S, colpisce l'interfaccia in un punto B non meglio specificato e viene riflesso nel punto P. Assumendo che il mezzo sia omogeneo e di indice n, si ha
La O.P.L. è espressa come funzione della variabile x e la luce segue il percorso per il quale
cioè
Ma ciò equivale a
e quindi . Quindi se un raggio va da S a P per riflessione in B, il principio di Fermat esige che B sia collocato in modo tale che l'angolo di incidenza e l'angolo di riflessione siano eguali
3) Applicare il principio di Fermat (nella sua formulazione matematica) alla rifrazione per dedurre la legge di Snell.
Nella soprastante figura (B), un raggio va da S a P rifrangendosi nel punto B dell'interfaccia. Si tratta di collocare B in modo tale che la derivata di O.P.L. sia nulla. Si scrive perciò
La variabile è x e quindi
Questa espressione ha la forma , che equivale alla legge di Snell. Il valore di x corrispondente ad un valore stazionario della O.P.L. è quello per il quale vale la legge di Snell. Altre posizioni di B corrispondono a valori diversi di x a nessuno dei quali corrisponde un valore stazionario di O.P.L
4) Usare la formulazione alternativa del principio di Fermat data nel sprastante problema 1) per arrivare senza calcolo alla legge di Snell.
La figura destra mostra due raggi che vanno entrambi da S a P. Le lunghezze del cammino ottico di un raggio di luce reale relative a questi due percorsi saranno quasi eguali se i due percorsi sono abbastanza vicini. Di conseguenza, assumendo che siano piccoli si ha che . Affinché le lunghezze del cammino ottico
siano pressappoco eguali, occorre che
Ciò comporta che sia pressappoco eguale a . Se ora si pensa che corrispondano a segmenti di fronti d'onda piani e . L'approssimazione è buona a condizione che sia molto piccolo. Infine allora Il procedimento seguito in questo problema è forse matematicamente più semplice, ma finisce per essere semplicistico,
5) Un'onda sferica con origine in Spassa attraverso un arbitrario sistema ottico da cui emerge come un'onda convergente in un punto P (come nella sottostante in figura). Che cosa afferma il principio di Fermat per le lunghezze del cammino ottico dei vari raggi che vanno da S a P?
Si può presumere che i raggi che vanno da S a P seguano nel sistema ottico percorsi molto diversi. Si supponga che uno di questi percorsi corrisponda al valore minimo di O.P.L. tra S e P. Il principio di Fermat afferma che la luce segue esattamente il percorso di O.P.L. minima e non altri. Ma ovviamente occorre che siano seguiti anche altri percorsi, dato che i raggi lasciano S secondo direzioni diverse. Ne segue che non si può determinare in forma univoca un minimo (o un massimo) di O.P.L. In altre parole ciò significa che tutti i raggi che vanno da Sa P passando attraverso il sistema devono percorrere lunghezze di cammino ottico eguali. Ciò è vero per ogni tipo di sistema di messa a fuoco (come lenti o specchi)
6) Un raggio collimato parallelo all'asse di simmetria di uno specchio concavo è riflesso in un raggio convergente. Usando il principio di Fermat dimostrare che lo specchio deve essere paraboloidale.
La soprastante figura (A)riporta, in sezione trasversale, raggi paralleli corrispondenti ad una onda piana che cadono sullo specchio M. I raggi riflessi convergono nel punto F. Le lunghezze di cammino ottico di tutti i percorsi che vanno a finire in F devono essere eguali (vedi precedentee problema con ). Ne segue che
Si prolunghino ora i segmenti attraverso lo specchio fino nei punti scelti in modo che
Le due serie di eguaglianze scritte comportano che
che equivale ad affermare che la distanza tra e la linea ’ nei punti C, H, ... , Z è una costante. Si è quindi costruito una retta ' tale che i punti di M sono tutti equidistanti da essa e dal punto F. Per definizione quindi M è una parabola con fuoco in F e direttrice
7) Si consideri un raggio di luce che parte da un punto S nell'aria e si rifrange in un punto P nell' acqua, come nella soprastante figura (B). Dimostrare, usando il principio di Fermat ma non la legge di Snell, che .
I raggi che lasciano S arrivano a P seguendo tutti un solo percorso, . Ne segue che la O.P.L. corrispondente deve essere un massimo o un minimo. Ma essa non può essere un massimo dato che un raggio che ritornasse da P all'interfaccia e quindi ancora in P avrebbe necessariamente una O.P L. molto maggiore. Ne segue che è il valore minimo della O.P.L. Il cammino in linea retta ha quindi una O.P.L maggiore. Dalla figura si ha e
Quindi
ed entrambi i membri della disuguaglianza sono grandezze positive. Inoltre
e quindi
che significa che
Ritornando alla figura (A) dell’ inizio del Principio di Fermat, dedurre il fatto che usando il principio di Ferrnat, ma lasciando questa volta che la variabile spaziale sia e non x.
8)
Come in un precedente problema . Ma in questo caso
ne segue che
e derivando
Quindi
[1]
Dalla geometria del sistema si ha che sono vincolate dalla relazione
che derivando rispetto a , dà
oppure
[2]
Dalle [1] e [2], cioè

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